Pampers e la Presenza Esclusiva della Figura Materna

L’impegno degli spot Pampers nella cementazione dell’esclusività della presenza materna nella cura dei pargoli è notevole. Lo spot del prodotto chiamato Baby Dry è particolarmente illuminante nel suo proporre ben sei diversi genitori nel loro approccio alla protezione della pelle dei loro bambini.
Vediamolo insieme…

La presenza univoca di genitori di sesso femminile, elemento la cui problematicità è resa poco evidente dall’educazione al ruolo imprescindibile e superiore della figura materna, invia un terribile messaggio relativamente alla figura paterna che, esistente nella maggioranza delle famiglie tradizionali, in numerose famiglie non tradizionali e in qualità di validissimo soggetto singolo, meriterebbe molto più rispetto, considerazione e visibilità.

[“Abbiamo chiesto a voi mamme…”]

Questa frase sancisce non solo il fatto che, in relazione ai contenuti della pubblicità, si sia scelto di interrogare unicamente le madri, ma anche il fatto che lo spot si rivolga solamente a queste ultime. Come se il mero pensiero che un prodotto simile – PANNOLINI – possa essere di interesse per un padre o per un uomo in generale, fosse assurdo.

Sorpresona, cara Pampers! Non sono il sesso o l’espressione di genere del genitore a rendere intrinsecamente maggiori o minori le capacità e l’interesse di prendersi cura di qualsiasi aspetto concernente i propri figli, pelle compresa.

La soluzione fornita dal prodotto sarebbe stata più valida, più utile e più inclusiva se fosse stata esplicitamente offerta a TUTTI i genitori, a prescindere dal fatto che si tratti di madri o padri.
Promuovere esclusivamente il coinvolgimento femminile nei confronti dei bambini nutre antichi e superati stereotipi legati alla donna come individuo specificatamente dedito a certuni compiti ed è al contempo offensivo, limitante e denigrante per le figure genitoriali maschili, reputate implicitamente incapaci, non adatta e non all’altezza di curarsi dei propri figli.


È importante mostrare figure maschili che si prendono cura dei propri figli in ogni aspetto della loro crescita
, al fine di legittimare e ‘normalizzare’ (proprio così) il concetto di Padre come persona attivamente coinvolta nella cura dei bambini.

Esistono ancora uomini che, impegnati in simili attività, si sentono di star facendo qualcosa che non compete loro (dopotutto rappresentazioni pubblicitarie e non si impegnano nell’inquadrare la cura come appannaggio femminile), mentre altri provano disagio e si sentono inadeguati in relazione al giudizio altrui – che spesso, invece che come semplici padri, li percepisce come fenomenali e premurosi “aiutanti delle proprie mogli”. E no, non è colpa di questi uomini. L’educazione, le immagini e le informazioni cui sono stati soggetti per l’interezza delle loro vite rende perfettamente comprensibile e anche quasi ovvio che si sentano così. Pubblicità come quella della Pampers vanno a rafforzare quest’immaginario tremendamente dannoso e lesivo per TUTTI.

Sarebbe utile che, invece di rinforzare idee pericolose e sessiste che influiscono concretamente sulle nostre vite e sul nostro modo di vedere le cose (sin da quando iniziamo a formare le prime idee/immagini del mondo e degli altri e per l’intero corso della nostra esistenza, durante la quale idee ormai cementate faranno sempre più fatica a essere rimosse), le pubblicità si impegnassero verso un superamento dei preconcetti di questa natura, in direzione di un miglioramento socio-culturale che possa contribuire a un’evoluzione positiva nel rispetto dell’intelligenza, delle capacità e delle individualità di tutti.

Non tutto è perduto.
Certo, questo spot trasmette un messaggio stereotipato, con rigida comunicazione dei ruoli di genere, ma ci saranno altre pubblicità in futuro e confido nel fatto che Pampers possa fare di meglio; che possa mostrare maggiore consapevolezza e responsabilità comunicativa.
Il mio è, prima di ogni altra cosa, un caloroso invito a muovere significativi passi in avanti.

Oltre a bambini e genitori, ne saranno grati anche semplici spettatori e/o consumatori cui piace osservare il mondo con occhio critico, nella speranza che la propagazione di limitanti stereotipi di genere cessi una volta per tutte.


Segnalazione e CommentO

L’espressione dell’opinione relativa agli spot – spesso più della segnalazione degli stessi – può essere cruciale e determinante nello stimolare i marchi a fare un passo indietro sulle proprie scelte pubblicitarie. Poiché l’unione fa la forza, come diversi casi hanno in passato dimostrato, invito tutti a prendersi il tempo per lasciare commenti sulle pagine ufficiali e/o inviare email ai marchi interessati. A seguire, i dati per lo spot menzionato nell’articolo:

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